Opere di Rinascita - La Porta Nord del Battistero di San Giovanni

La razza umana, nel corso della sua storia, si è sempre distinta per la sua capacità di riadattarsi ai grandi cambiamenti e quasi ogni crisi che è occorsa nelle società umane è stata una scintilla che ha innescato periodi di grande progresso.

Un esempio lampante fu la Peste Nera che flagellò tutto il mondo conosciuto tra il 1348 ed il 1352 e che, pur segnando profondamente la vita di tutti i popoli europei per lungo tempo, comportò anche quel cambiamento nel modo di concepire la religione e l’arte che fecondò il Rinascimento, un periodo molto florido per le arti e per le scienze.

Se da un punto di vista letterario questo impulso sarà immediatamente recepito (come ad esempio da Petrarca e Boccaccio), il mondo delle arti figurative, molto più dipendente dallo stato dell’economia, impiegherà più tempo a riprendersi.

Il mondo dell’architettura, della scultura e della pittura riparte praticamente solo nel 1370, anno nel quale si indica generalmente l’inizio del periodo “tardo-gotico”, che sarà la forgia del Rinascimento.

I primi artisti ad avvertire l’impulso di un mondo finalmente in ripresa furono Brunelleschi e Donatello, che tra il 1402 e il 1404 vissero a Roma per studiare l’arte classica: la fusione tra il gusto classico ed il rispetto sempre più rigido delle linee prospettiche già introdotto nel periodo tardo-gotico originarono i canoni rinascimentali nelle arti figurative.

L’opera che simboleggia il passaggio in questa nuova era potrebbe essere indicata nella Porta Nord del Battistero di San Giovanni a Firenze: realizzata da Lorenzo Ghisberti tra il 1403 e il 1424, si tratta di una porta in bronzo dorato che reca 28 formelle raffiguranti storie del Nuovo Testamento, che vanno dall’Annunciazione alla Pentecoste, quattro evangelisti e i quattro Dottori della Chiesa.

Ghisberti arrivò a pari merito con Brunelleschi nella gara per l’assegnazione dell’opera, ma Brunelleschi si tirò indietro per non essere costretto a collaborare con il rivale. Tra gli aiutanti del Ghisberti ci furono anche Paolo Uccello e Donatello, che era un caro amico di Brancaccio.

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